usi e costumi della Romagna: capodanno

usi e costumi della Romagna: capodanno

Nei paesi dell’entroterra romagnolo le ricorrenze erano particolarmente sentite e guai trasgredire alle tradizioni che si tramandavano con orgoglio; una fra le più caratteristiche si viveva per il Capodanno:

Si iniziavano i preparativi già prima del Natale quando le donne, vere “arzdore”,  si trovavano in casa dell’una o dell’altra per preparare ciambelle e “zuccherini” da offrire nei giorni di festa.

Tutto doveva essere pronto per  il pomeriggio del 31 dicembre perché di lì a poche ore, fino alla mezzanotte dei 1 gennaio tutte le persone di sesso maschile, dai bambini agli anziani di ogni famiglia, avrebbero bussato a tutte le case del paese per augurare il “buon anno nuovo”.

Le donne li invitavano ad entrare in casa e offrivano loro i dolci messi in bella vista sulle tavole imbandite dove non mancava vino,  bibite,  uva e tante monetine che venivano regalate ai bambini.

Guai per una donna presentarsi in casa di amici o parenti, veniva considerato di cattivo auspicio, questo, che oggi potrebbe essere considerato un atteggiamento di assoluto maschilismo, deve essere compreso come un rituale tramandato nei tempi e non pesava alle signore, specialmente alle ragazze che, comunque, potevano ritrovarsi in locali pubblici o fuori per passeggiate.

I bambini vivevano con eccitazione questi momenti e tutto contribuiva a rendere ancor più festosa l’atmosfera che coinvolgeva tutti.

Oggi sarebbe impensabile aprire la porta a chicchessia, viviamo con cautela e diffidenza verso gli sconosciuti; personalmente ritengo sia doveroso almeno ricordare la genuinità del passato….



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